Da Torino a Tel Aviv: l'esperienza di un giovane studente di medicina al MADA
“Noah didn't build the ark when it was raining” è la frase con cui si è aperta una delle presentazioni durante la nona edizione dell’International Seminar in Emergency Response organizzato da Magen David Adom, e, parafrasando Hillel, aggiungo io: “Ecco la Legge. Il resto non è che commento. Vai e Studia”. La prima citazione vuole illustrare come nella Medicina dei disastri e nelle maxiemergenze, sia necessario “anticipare” l’emergenza con una preparazione meticolosa e mirata, con studio e addestramento continui, perché ciò che caratterizza questa branca è proprio la necessità di agire con ordine in mezzo al disordine. Questo corso mi ha permesso anzitutto di essere inserito in un ambiente di professionisti del settore e, come studente di medicina, di avere la possibilità di apprendere, direttamente dalla fonte, anziché attraverso il filtro del testo di un libro, i dettami di questa specialità. Si tratta di un vantaggio importante; inoltre essendo un soccorritore presso ANPAS, ho potuto osservare, con un occhio particolarmente abituato, tutte le complesse dinamiche di un sistema extra ospedaliero, a parer mio molto diverso e, in alcuni casi, anche migliore rispetto a quello con il quale opero in Italia. Mi sono però reso conto che alcuni protocolli e procedure valide per Israele, in Italia non sarebbero applicabili. Tuttavia ho rilevato numerose idee e procedure che, se importate, si potrebbero implementare in Italia rendendo più efficace il sistema dell’emergenza - urgenza. Ad esempio, durante l’esercitazione svoltasi insieme con l’unità del Home Front Command, ho potuto apprezzare il preciso coordinamento tra i ragazzi dell’IDF nel ruolo di SAR (search and rescue) e noi, che avevamo la funzione di sanitari, al fine di ottenere la miglior sinergia tra i due gruppi.
La mia impressione è che la cura del dettaglio sia critica per rendere l’azione più efficace. Durante le simulazioni, arrivati sul target ci siamo trovati in un ambiente caotico, c’erano numerose persone con il ruolo di feriti, sagome incastrate sotto le macerie e altoparlanti che inondavano l’ambiente di urla; il nostro ruolo era quello di fare il triage, eseguire i primi trattamenti salvavita e procedere con l’evacuazione dei pazienti. Su carta tutto chiaro, ma nella pratica, ancorché simulata, tutt’altro. Ringrazio ancora moltissimo l'Associazione Amici di MDA in Italia, l'Associazione medica ebraica e Mrs Vicky Angel, che è stata un po’ la nostra mamma mentre eravamo lí: è stata un’esperienza molto formativa e anche divertente e spero, nel mio percorso professionale e non, di poter ancora collaborare con MDA e con tutte le eccezionali persone che ne fanno parte.
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