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Sin dall'inizio dell’attacco dei terroristi di Hamas ad Israele (7.10.2023), è stato chiaro che la situazione era senza precedenti. Ci si è resi conto, infatti, che i bersagli privilegiati di Hamas erano i civili - i bambini, gli anziani, coloro che erano inermi, indifesi.


In quell’alba del sabato 7 ottobre, Hamas ha sferrato un attacco massiccio e a sorpresa, lanciando missili su gran parte di Israele, ma in particolare sulle zone centrali e occidentali del Neghev.

Contemporaneamente, parecchie centinaia di terroristi hanno sfondato le barriere di sicurezza che separano Gaza da Israele, attaccando dozzine di villaggi e cittadine. Nelle prime 24 ore del conflitto, sono state uccise più di 1300 persone - soprattutto civili - e ferite molte migliaia.


In questa furia, neanche i paramedici sono stati risparmiati.


Da un comunicato stampa degli ultimi giorni.


Ecco come gli assassini di Hamas hanno sabotato le ambulanze di Magen David Adom. Il primo giorno della guerra Iron Swords, insieme agli attacchi terroristici di Hamas contro le comunità del Negev occidentale, i terroristi hanno sparato anche sulle fiancate, sulle ruote e sui parabrezza delle ambulanze del Magen David Adom, a Kissufim. I terroristi le hanno preso di mira per disattivarle e impedire ai medici e ai paramedici di MDA di fornire assistenza medica ai feriti e di evacuarli negli ospedali.


La stessa cosa si è ripetuta costantemente nei giorni successivi, con le ambulanze e i paramedici presi di mira dai terroristi, con una ferocia inaudita.

Nel video qui sotto, di giovedì scorso, si vedono benissimo i colpi sul mezzo, almeno 20.



Lo staff e i volontari del Magen David Adom sono stati attaccati deliberatamente, con un bilancio dall'inizio dell’Operation Swords of Iron di 11 soccorritori uccisi, molti altri feriti e molti veicoli danneggiati, alcuni in modo tale da non essere più riparabili.


Ecco perché c'è l'urgenza di mandare ambulanze in Israele.

Sia le ambulanze standard che le Unità mobili di Terapia intensiva MICU non più funzionanti devono essere ripristinati subito.


Un certo numero di ambulanze pronte sono state individuate in Germania, e sono state rese disponibili per il Magen David Adom come soluzione di emergenza alla crisi in atto.


Magen David Adom Italia ha devoluto interamente i fondi ricevuti per l'emergenza in corso e ha immediatamente ordinato una delle ambulanze Mercedes MICU “4x4”, un mezzo speciale, dotata dell'equipaggiamento medico all'avanguardia. Altre 4 ambulanze sono state ordinate e verranno inviate in Israele al più presto.


Israele ha bisogno che il Magen David Adom sia forte, mai come adesso.

MDA ha bisogno di noi.


Potete donare a:

Associazione Amici di Magen David Adom in Italia ETS

Attraverso bonifico, IBAN IT95L0200801664000106269375

Causale: Erogazione liberale a sostegno di MDA- Operation Swords of Iron


Direttamente dal sito con Carte di Credito e PayPal


Oppure contattandoci al info@amdaitalia.org o al +39 392 0069690















 

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Quando tutto è cominciato, il 7 ottobre scorso, appena 18 giorni fa quando tutto è cominciato, sarebbe dovuto essere un giorno di festa - Simchat Torà.

Nessuno avrebbe pensato ad un attacco da parte di Hamas, e di questa portata.

La mattina del 7 ottobre, in quello che viene chiamato "l'oscuro Shabbat", Elor Tuille, un residente di Sderot, la prima comunità pesantemente colpita da Hamas, al suono delle sirene lascia la famiglia - moglie e 5 bambini - nel rifugio e insieme agli altri paramedici della stazione MDA di Sderot si precipita a soccorrere le prime vittime della follia dei terroristi. Sono chiusi in una ambulanza anti-proiettili, ma si trovano sotto il fuoco nemico. Non esitano.


Elor, insieme ai colleghi Amit Hananya e Netanel Dahbash, iniziano ad evacuare i feriti, e scoprono che un altro paramedico, Hananel Gerafi, è stato colpito seriamente. Mentre soccorrono l'amico volontario e i civili vengono anch'essi presi di mira. Con grande fatica riescono a portare via, al sicuro, tutti i pazienti, trasportandoli nelle vicine stazioni MDA o negli ospedali.

Elor continua a soccorrere persone sotto il fuoco nemico fino al calare della notte. Non ha voglia di parlarne. Per quello che lo riguarda, ha agito come ogni altro membro dello staff del MDA, e pian piano tira fuori i nomi di tanti paramedici che erano lì, a soccorrere a rischio della vita, e che hanno salvato tante persone.

"I veri eroi", dice, "sono stati mia moglie e i miei figli, lasciati soli nel rifugio, nonostante il rischio di essere colpiti dai terroristi e dal fuoco dei razzi, e che mi hanno esortato ad andare a salvare gli altri."


Le storie come quelle di Elor non sono infrequenti, e stanno man mano emergendo. Il coraggio e lo spirito di sacrificio di questi paramedici, volontari i più, del MDA, è encomiabile. Veri eroi del nostro tempo scellerato.


E intanto questo tempo incalza e preme, e MDA è costantemente in prima linea. E come si consumano i minuti e le ore, così si consumano le risorse.


Il livello di emergenza è salito a 4, il che significa che il 100% dei mezzi sono impiegati 24/7. Il Magen David Adom ha urgentemente bisogno di materiali medici di base per rifornire le scorte, che si consumano a ritmo vertiginoso:

- Bendaggi a pressione avanzata, 5 euro

- Bendaggi emostatici, 17 euro

- Torniquettes, 17 euro

- Sigilli Adesivi per il torace, 19 euro, ognuno

- Maschere per l'ossigeno, 25 euro l'una

- Pacchi di bende sterili, 50 euro l'uno


Questi sono solo degli esempi dei materiali necessari. Pochi euro per salvare una vita.


Israele ha bisogno del Magen David Adom, e il MDA ha bisogno di noi.


Potete donare a:

Associazione Amici di Magen David Adom in Italia ETS

Attraverso bonifico, IBAN IT95L0200801664000106269375

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Arbel Cohen, un paramedico del centro di smistamento chiamate MDA 101, ha lavorato ininterrottamente dallo scoppio della guerra per fornire aiuto e supporto a quanti chiamavano. Ieri, mentre il suono di una sirena antiaerea si spegneva alla centrale operativa MDA dove lavora, Arbel ha sentito che era venuto il momento di scrivere alcuni dei suoi pensieri e sentimenti. Ecco la sua testimonianza agghiacciante delle chiamate di emergenza che ha ricevuto dai residenti del sud che erano intrappolati nel massacro.

"Mi sono svegliato presto di Shabbat (sabato), il 7 ottobre. Erano le 5 del mattino e stavo viaggiando per le strade tranquille del quartiere di Shmuel Hanavi per andare ad iniziare il mio turno al quartier generale nazionale del MDA. Mentre ero in autostrada ho iniziato a ricevere notifiche di allarmi rossi nel sud di Israele e non appena sono entrato nel quartier generale di Kiryat Ono, sirene antiaeree sono scattate nel centro del paese. Non ricordo il momento in cui ho capito cosa stesse realmente accadendo. Ricordo solo centinaia di simboli con la bandiera rossa che lampeggiavano sulla nostra mappa, indicando i luoghi di emergenza. Ricordo le chiamate dei primi soccorritori che lottavano per la vita delle vittime che stavano curando. Ricordo le trasmissioni, le notifiche di emergenza, il primo soccorritore ferito, l'ambulanza colpita, l'impotenza. La consapevolezza di ciò che sarebbe successo alle persone all'altro capo della linea, la consapevolezza che non c’era modo di aiutarli, nessun modo di aiutarli. Il rumore, il caos, le urla, gli allarmi, i telefoni squillanti, i bip incessanti dei cercapersone. Ricordo il silenzio ore dopo, quando mi sono recato nel sud del paese. Strade vuote, case buie, finestre chiuse. Città dopo città, quartiere dopo quartiere, il silenzio della paura, l'odore della morte. Ricordo tutto. Esplosioni di bombe, colpi di pistola, corpi distesi ai bordi della strada, il soldato con una ferita da arma da fuoco, e un altro soldato, e un altro. Gemiti di dolore e di angoscia, sudore freddo, il rumore dell'elicottero in partenza, la paura, il battito implacabile del mio cuore. Penso ai miei amici, ai miei colleghi, quelli che sono caduti, quelli che sono stati feriti, fisicamente ed emotivamente.


Penso allo sguardo nei loro occhi, penso a loro mentre si asciugano le lacrime, e si mordono le labbra. Impegnati alle linee telefoniche, dietro le quinte, all’interno delle ambulanze che si dirigono sui luoghi della tragedia, mentre rispondono ad ogni chiamata con tutto ciò che hanno. Mi sento in soggezione verso di loro.


I volontari che prestano servizio indirizzati da me, e con me, che danno tutto e combattono per ogni singola persona, ognuno a suo modo. Che aiutano, sostengono, abbracciano e che si presentano, ogni volta, ad ogni chiamata. Che non dormono, che corrono dappertutto, per aiutare, per curare.


Che salvano vite umane.


La strada davanti a noi è lunga e c'è ancora molto lavoro da fare. Un'altra sirena antiaerea si è appena spenta. Ora possiamo lasciare di nuovo l'area protetta e continuare a combattere. Prenditi cura di te e stai al sicuro. E ricorda, in qualsiasi emergenza medica siamo qui. Insieme vinceremo".




























 

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