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Giovedì 25 gennaio si è tenuto un webinar promosso dalla NASEMSO, la National Association of State EMS Officials, sulla risposta data dal Servizio Medico di Emergenza (EMS) e sulla gestione delle grandi emergenze da parte di Magen David Adom dopo la strage del 7.10 ottobre scorso ad opera di Hamas contro civili israeliani.


Mr. Chaim Rafalowski, Coordinatore della Gestione dei Disastri e dei progetti europei di Magen David Adom, ha presentato una panoramica sulla situazione israeliana e sul ruolo ricoperto dal MDA nei 120 giorni di conflitto contro Hamas – operazione Swords of Iron.


Magen David Adom innanzitutto rappresenta 3 organizzazioni in una, ovvero la Croce Rossa Internazionale, la Banca del Sangue del paese e i servizi medici di emergenza. Ha in attivo 32 mila volontari, 17.200 Life Guardians, 3.400 persone dello staff e 9.500 Primi Soccorritori, tutti formati per garantire il primo soccorso, e una flotta di mezzi che comprendono ambulanze normali e corazzate, auto e moto mediche, gommoni ed elicotteri.


La mattina del 7 ottobre è subito risultato chiaro che l’attacco che Israele stava subendo a sud, ai confini con Gaza, non rientrava in nulla di mai visto, per portata, ferocia e modalità. Per la prima volta nella storia dello stato di Israele, il fuoco dei terroristi iniziato a Sderot colpiva volontariamente le ambulanze e i soccorritori. Gli ordini di Hamas erano chiari: mirare intenzionalmente al personale, ai mezzi e alle sedi del MDA. Il MDA era, ed è, un target.


In quelle prime ore del 7 ottobre, il MDA ha risposto mettendo in atto tutta l’efficienza dei suoi protocolli sviluppati per gestire catastrofi e, appunto, attacchi multipli e di grande portata. Tutti i mezzi e tutto il personale sono stati resi immediatamente disponibili e centinaia di ambulanze sono partite verso i villaggi ai confini con Gaza. Un flusso incessante di feriti si è riversato nelle stazioni MDA sparse sul territorio: i cittadini stessi portavano le vittime nelle sedi MDA vicine ai luoghi colpiti, evidenziando quanto lungimirante fosse stato fornire lo stato di questi punti di soccorso. Il personale MDA, formato per operare in situazioni estreme, ha fatto fronte alla terribile emergenza con una professionalità, determinazione e un senso del dovere e del sacrificio ben al di là delle aspettative. I paramedici sono rimasti al loro posto per ore e ore, prestando le cure salva-vita a tutti coloro che ne avevano bisogno e mettendo letteralmente la propria vita in pericolo per gli altri.


In 24 ore il MDA ha attivato inoltre una enorme campagna di raccolta di sangue e di latte materno per far fronte alla necessità crescente, e grazie alla tempestività delle decisioni non c’è stata alcuna carenza.

Nonostante il pesante bilancio in termini di vittime e di risorse abbia continuato a crescere durante i giorni, MDA ha retto egregiamente il carico enorme di lavoro e di stress.


Oggi, col conflitto ancora aperto, si fa un bilancio di tutta l’esperienza acquisita e della nuova ed estrema situazione in cui si sono trovati paramedici e volontari nello svolgimento del loro compito di salvare le persone (ricordiamo che il soccorso viene prestato senza distinzione di etnia o credo religioso).


All’inizio del conflitto le sfide maggiori erano le seguenti:


-        Capire la portata della situazione e cosa sarebbe successo

-        Creare uno schema operativo condiviso

-        Assicurare la sicurezza del personale

-        Creare punti di soccorso per le vittime

-        Mettere in atto i protocolli delle maxi emergenze

-        Gestire le nuove modalità di chiamata delle vittime del terrorismo

-        Fornire il necessario supporto psicologico nelle chiamate

-        Gestire i paramedici rimasti essi stessi feriti


Queste sfide sono state soddisfatte, ma esse sono oggi materia di rielaborazione per i futuri protocolli che dovranno includere questi aspetti e sviluppare la migliore risposta possibile.


A titolo di completezza ricordiamo infine che in quel solo giorno, il 7 ottobre, sono state distrutte 14 ambulanze e uccisi i primi 3 volontari. Le chiamate alla Centrale Operativa si sono moltiplicate man mano che passavano le ore, raggiungendo la cifra impressionante di 20 mila. Più di 1.250 persone sono state uccise, 4.630 ferite, circa 240 sequestrate. Ma il MDA era lì, per fare la differenza. L’appello accorato di Eli Bin, Direttore Generale, in ogni sua apparizione pubblica, e di Uri Shacham, Direttore dello staff di MDA e Responsabile delle Relazioni con la Croce Rossa Internazionale, intervistato da Samuel Smadja di TBN-IL il 25 gennaio c.m., a sostenere Magen David Adom nella sua difficile lotta per salvare vite umane ora più che mai, nel video sottostante.







 

 



 

 


Sono trascorsi più di 100 giorni di guerra, 100 interminabili giorni per gli eroi del Magen David Adom.

Ogni minuto vengono ricevute almeno 3 richieste di soccorso.


Medici infermieri e paramedici ai confini nord e sud d’Israele sono al servizio dei civili, costante bersaglio dei già 12.000 (!) missili lanciati da Gaza e del sanguinoso terrorismo nelle città.


Tutti i mezzi, compresi gli elicotteri, e il personale più specializzato sono anche chiamati a trasportare i feriti della guerra all'interno del territorio di Gaza negli ospedali più vicini ai fronti.

Sono caduti già 19 medici e paramedici nell’adempimento del proprio dovere e parecchi mezzi sono stati presi di mira e distrutti o danneggiati di proposito.


Cento giorni in cui sono state raccolte e distribuite più di 80 mila sacche di sangue e centinaia di litri di latte materno per nutrire i neonati prematuri e quelli orfani in stato di necessità.


Cento giorni in cui non abbiamo smesso di lottare per il ritorno degli ostaggi e cercato di spronare la Croce Rossa Internazionale all’adempimento dei propri principi umanitari.


Cento giorni in cui la comunità italiana ha dimostrato affetto e vicinanza al Magen David Adom, permettendo di donare, tra l’altro, 4 ambulanze, 2 moto mediche, un’auto medica Kia Picanto e rendere operativa una “camera d’equilibrio” Airlock della Banca del Sangue che assicura la protezione dei laboratori e della riserva di sangue dagli attacchi biologici, chimici e batteriologici e permette l'invio in sicurezza del fabbisogno ematico al fronte.


Cento giorni e grazie a voi amici noi non ci fermiamo e lavoriamo intensamente per nuovi progetti che ci permetteranno di donare altri mezzi e strumenti per sostenere questa critica e dura emergenza dalle cui sorti dipende il futuro d’Israele.



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È molto piaciuto il corso di primo soccorso per i più giovani organizzato dagli Amici del Magen David Adom Italia ETS e realizzato nel mese di novembre grazie all’UCEI e ai fondi 8x1000, in collaborazione con il Comitato di Milano della Croce Rossa Italiana.


Gli alunni delle classi IV e V elementare e delle medie (15 e 18 rispettivamente) della scuola Josef Tehillot di Milano hanno seguito con vivo interesse le spiegazioni fornite dai formatori della Croce Rossa negli incontri svolti settimanalmente in classe.


Molte sono state le domande dei bambini, ad esempio sui piccoli traumi, come le ferite superficiali e i lividi e sulle situazioni a loro note, come il sanguinamento dal naso. Non sono mancate anche domande più impegnative, sullo stato di incoscienza e sull’avvelenamento accidentale. I formatori hanno esposto gli argomenti alla lim, in modo chiaro e progressivo, in slides organizzate in schemi e elenchi supportati da immagini e simulazioni reali. Hanno introdotto situazioni comuni (una persona che si sente male in metropolitana, o che perde coscienza sulla scala mobile di un centro commerciale) e impartito istruzioni su come comportarsi.


Gli alunni hanno imparato innanzitutto alcune norme di sicurezza e igiene (evitare di entrare in contatto con liquidi corporei senza protezioni adeguate come dei guanti di gomma/plastica e accertarsi delle condizioni per la propria incolumità e quella della persona da soccorrere), quali sono le funzioni vitali da controllare per prime (battito cardiaco, respirazione, stato di coscienza) e le nozioni fondamentali del primo soccorso: mantenere la calma, effettuare correttamente una chiamata al 112, cosa fare, ma soprattutto non fare, in caso di persona incosciente o con trauma evidente, come rianimare e come fermare un sanguinamento, come fornire supporto psicologico per evitare l’aggravamento delle condizioni e messo in pratica le linee guida del massaggio cardio-respiratorio sul manichino e del trattamento delle ferite, da lievi a molto gravi.


Le ore del corso sono state stabilite curriculari e inserite nel programma di educazione fisica. I bambini hanno ricevuto materiali informativi a sostegno dell’apprendimento e ottenuto l’ultimo giorno un attestato di partecipazione.


“Salvare una vita è un’esperienza dal valore incalcolabile”, ci dice la formatrice, a conclusione di questo percorso. “Nessuno stipendio potrebbe ripagare così tanto”. E non possiamo che essere d’accordo.

Un vivo ringraziamento ai formatori della Croce Rossa Lorena Bianchi e Massimo Peruzzi.




 

 

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