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Lo scorso 2 luglio 2023 alle ore 18.30 nei locali della Comunità ebraica di Livorno è stato inaugurato un defibrillatore DAE, messo in opera in collaborazione con la Comunità Ebraica di Livorno a seguito della campagna promossa dall’Associazione Amici di Magen David Adom Italia ETS che si è avvalsa, per questo scopo, dei fondi 8 per mille 2021 dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.


L’iniziativa di Livorno è stata l’ultima tappa, in ordine di tempo, di un percorso che ha preso il via nel 2018, grazie alla campagna “Datti una mossa, dagli una scossa” che mirava a installare i DAE nei principali luoghi dell'ebraismo italiano. Così, a partire dal 2018, sono stati attivati 12 defibrillatori nelle sinagoghe di Milano e Roma e dal 2020 il progetto si è ampliato ad altre 10 comunità ebraiche italiane: Venezia, Casale Monferrato, Firenze, Bologna, Trieste, Torino, Padova, Napoli, Roma e infine Livorno. Complessivamente 22 DAE installati sul territorio italiano.


Quest’ultimo defibrillatore, donato alla Comunità ebraica di Livorno, è stato collocato, su decisione unanime del Consiglio, in uno spazio esterno ai locali della comunità, per permettere la massima fruibilità del dispositivo: è bene ricordare che i DAE attivati non sono solo a uso della locale Comunità Ebraica, ma vengono segnalati al 118, per essere a disposizione di chiunque ne abbia bisogno sul territorio, creando così una rete sempre più fitta per aumentare le possibilità di salvare uno dei 60.000 casi all'anno di decessi causati da arresto cardiaco improvviso.


L’inaugurazione è avvenuta con una piccola cerimonia alla presenza di Vittorio Mosseri, Presidente della Comunità Ebraica di Livorno, di Rav Avraham Dayan, Rabbino Capo della Comunità ebraica di Livorno, di tanti amici e frequentatori della comunità ebraica; di Silvia Voghera, Coordinatrice nazionale dell’Associazione Amici di MDA Italia ETS; di Davide Filippi, Coordinatore per le relazioni con la CRI per la campagna Datti una mossa dagli una scossa, promossa dagli Amici di MDA Italia; di Andrea Lucariello, Vice Presidente del Comitato di Livorno della Croce Rossa Italiana, di Federica Cellieri e Silvia Elmi, Istruttrici della CRI, del Dott. Rocco Garufo, Assessore al Turismo del Comune di Livorno e di una rappresentante della Questura di Livorno.


L’inaugurazione è stata preceduta da un corso BLSD (Basic Life Support and Defibrillation), tenuto in collaborazione con la locale sezione della Croce Rossa Italiana, al quale hanno partecipato 9 persone della Comunità ebraica di Livorno: quattro ore di formazione al primo soccorso, fondamentali per apprendere come attivare i soccorsi in caso di emergenza, riconoscere un arresto cardiaco, effettuare le manovre di rianimazione e usare il defibrillatore.

Un obiettivo raggiunto, in linea con la missione del Magen David Adom: salvare il maggior numero di vite.







A fine maggio 2023, si è svolto nella stupenda città di Cuneo il Secondo Seminario Medico Internazionale Italia-Israele sugli incidenti di massa e sulla medicina dei disastri, promosso dal Dr. Mario Raviolo Direttore del 118 e delle Maxi emergenze del Piemonte.

Presenti i maggiori esperti dei due paesi riuniti per condividere la propria esperienza sul campo in Turchia durante l’ultimo terremoto, per presentare il supporto logistico dato dalla Protezione Civile del Piemonte e dalla delegazione israeliana e considerare le sfide ancora aperte.


Il Prof. Kobi Peleg, Professore all'Università di Tel Aviv, si interroga se il mondo sia effettivamente pronto a reagire tempestivamente ai futuri disastri e dimostra come la possibilità di salvare persone intrappolate sotto le macerie entro le quarantott’ore sia minima per le squadre di soccorso date le difficoltà logistiche di raggiungere i luoghi della tragedia e di farvi arrivare tutto l’occorrente: i mezzi con la pesante attrezzatura arrivano sempre troppo tardi.


Felix Lotan, Direttore del Dipartimento delle Emergenze di MDA e capo della spedizione israeliana in Turchia, racconta il sacrificio enorme profuso e i pericoli corsi per il ritrovamento di 19 persone ancora in vita. Una goccia rispetto ai 120.000 morti o dispersi.


Ofer Merin, Direttore Generale dell’ospedale Shaare Zedek di Gerusalemme e Responsabile dell’esercito israeliano per tutte le grandi emergenze in Israele e nel mondo, ci fa capire che il compito principale degli ospedali da campo non è nella cura immediata dei traumi e dei grandi feriti ma nel sostituirsi velocemente al sistema sanitario devastato del paese.


Mario Raviolo, Direttore del Dipartimento della Maxi Emergenza del 118 della Regione Piemonte, certificato EMT2, unico in Italia, racconta che l’attività principale dell’ospedale da campo italiano allestito in loco e poi regalato alla Turchia sia stata la medicina sostitutiva della sanità locale piuttosto che l’intervento sui traumi; 80 t di materiale sanitario che sono andate a sostituire tutto quello che è stato perso durante il terremoto. Poche operazioni importanti e interventi di trauma, ma molte nascite e molte visite di routine ospedaliere hanno costituito l’effettiva attività dell’EMT2 italiano.

Si riflette su tutto questo e si definisce, concordando, che la migliore strategia dal punto di vista di forze e di economia sarebbe quella di spendere questi capitali ingenti nell’insegnare alle popolazioni che vivono in territori a rischio le basi del salvataggio e del primo soccorso. Infatti, la stragrande maggioranza dei corpi ritrovati sotto le macerie sono grazie all’opera della comunità, delle famiglie, dei parenti che possono intervenire immediatamente: 24 -48 ore sono il termine entro il quale si può sperare di salvare qualcuno, mentre i ritrovamenti oltre questo limite sono pochi e miracolistici.


Occorre formare dunque la popolazione al soccorso di base e fare arrivare ospedali da campo insieme ai maggiori esperti nell’ambito delle grandi emergenze per sostituire l’attività sanitaria che è stata annullata dall’evento catastrofico. Quello che emerso dai tragici resoconti dei relatori è troppo forte per essere riportato, ma sappiate che questi eroi del salvataggio sono in prima linea davanti a grandi pericoli e in condizioni che non possono essere ripagate da nessuna remunerazione materiale. Salvare vite umane è ciò che premia il più giovane dei soccorritori così come il più alto in grado dei responsabili.


“Nelle missioni entriamo nell’anima e nel cuore di chi ha bisogno” dice commosso Raviolo. “Ho dedicato tutta la mia vita alle emergenze. Credo sia il lavoro più bello del mondo, dove ricevi un grazie anche solo per una semplice medicazione.”









di Elena Ester Rivka Guadagnini


Come preannunciato nella nostra sezione News, mercoledì 24 maggio si è tenuto nella sala Bené Berith, a Milano, un corso avanzato di primo soccorso e gestione dell’emergenza, al quale hanno partecipato più di 20 persone.


Lo ha illustrato Felix Lotan, Paramedico Senior e Direttore del Dipartimento delle Emergenze di MDA con una esperienza di vent’anni sul campo, coadiuvato da Jacopo Jona Falco, medico responsabile della formazione di AMDA Italia.


Il focus è stato la gestione delle ferite da armi da fuoco, bianche, esplosioni e triage d’emergenza; in particolare, la lezione che il MDA ha imparato negli anni fronteggiando attacchi terroristici e incidenti con un elevato numero di feriti, e la risposta che ha sviluppato, e che si applica – questa la sua forza – sia alle piccole emergenze che alle grandi.


Un protocollo semplice, messo a punto avendo in mente le persone comuni che si trovano spettatrici di una fatalità, e articolato in 7 linee guida: la sicurezza, sia dei civili sia di chi presta i soccorsi; la chiamata di soccorso, cioè il numero a cui risponde il servizio di primo soccorso (101 in Israele, 112 in Italia), a cui fornire (con la maggiore precisione possibile, insiste Felix Lotan) informazioni circa il luogo e la tipologia dell’incidente, il numero approssimativo dei feriti, l’entità e la tipologia delle ferite;

il supporto che la centrale operativa fornisce nel tempo che intercorre tra la chiamata e l’arrivo dei soccorsi.

Dopo le operazioni preliminari, è fondamentale fare una classifica dei feriti (chiamata in gergo “triage”), cercando di distinguere tra le condizioni critiche e quelle moderate o lievi, per poi passare a soccorrere i feriti, cercando di intervenire fermando le perdite di sangue. Lotan spiega come la maggior parte dei decessi avvenga proprio perché la vittima perde troppo sangue, per cui è fondamentale eseguire vari tipi di bendaggio in modo da scongiurare una emorragia fatale.


Tenendo presente che il triage è un processo dinamico, perché le condizioni di un ferito possono aggravarsi in breve tempo e che, contro intuitivamente, è necessario fare il massimo per il maggior numero di persone piuttosto che concentrarsi su una sola persona in stato critico, Lotan e Jona Falco raccomandano di non curarsi troppo, in sede di emergenza, dell’igiene o di cosa useremo per tamponare le ferite: una volta arrivati i soccorsi, saranno i paramedici a fornire delle coperture antibiotiche a scongiurare le infezioni e a sostituire le nostre bende di fortuna (sciarpe, maniche strappate dalle camicie e simili) con prodotti medicali adeguati e sterili.

Mantenendo il contatto telefonico con la centrale, fornire un rapporto accurato sullo stato dei feriti permette ai soccorritori di intervenire in modo mirato; infine, ma non meno importante, assistere la squadra di emergenza medica (EMS – Emergency Medical Service) prestandosi nel dare supporto nello spostare i feriti e/o nel somministrare alcuni semplici trattamenti.


Conclusa la parte teorica del corso, che includeva la visione di una serie di video reali di attacchi terroristici e incidenti d’auto per comprendere le dinamiche illustrate in precedenza, si è proceduti con l’esercitazione pratica.


Infine, Lotan ha mostrato l’intervento portato dalla squadra israeliana di soccorso da lui guidata in Turchia, in occasione del terremoto che lo scorso febbraio ha distrutto ampie zone urbane nella parte est del paese.


Se dovessimo riassumere il corso in una frase, useremmo certamente le parole incisive di Lotan, abituato a ragionare in modo pratico ed efficiente: ci sono due cose importanti e correlate da tenere a mente nelle emergenze, ovvero sapere cosa fare e cosa non fare e la gestione del tempo, poiché “ogni secondo fa la differenza”. La conoscenza dei principi di base illustrati sopra, unita alla pratica nelle principali tecniche del primo soccorso, consente di salvare e mettere al sicuro molte vittime degli incidenti e degli attacchi terroristici.








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